fbpx

347 4669023

Via Madama Cristina 99, Torino

Ladri di tempo

Ladri di tempo

Meditazione guidata n°40

Non è un caso che molto spesso al giorno d’oggi ci ritroviamo invece con la sensazione di non avere abbastanza tempo.

Vi chiedo di dedicare qualche istante a questo, magari all’ultima volta che vi è capitato di sentirvi senza abbastanza tempo, a cosa succede quando sentiamo di non avere tempo. Qual è la prima cosa che smettiamo di fare? Magari è prenderci cura di noi, magari è mangiare bene. Proviamo a esplorare questa dimensione.

Leggi la trascrizione della puntata

Ci diamo sempre qualche istante per ritornare a noi, per prendere consapevolezza di questo spazio e di questo momento che ci stiamo dedicando.
Sentiamo proprio il nostro corpo che si abbandona alla posizione scelta. A ogni espirazione lascio andare la tensione accumulata, il fiato trattenuto, i muscoli contratti. Lentamente sgombro la testa dai pensieri, dalle cose da fare, dalle attività. 

In questo momento vorrei parlare di tempo. Questo è uno spazio che ci dedichiamo per allenare la nostra presenza, la nostra attenzione, la nostra consapevolezza e lo facciamo per vivere una vita più piena, più viva, per sentirci di vivere ogni istante e di non lasciarci vivere da quello che accade, dalla routine, dal tempo che scorre e non sappiamo dove. La scelta di radicarci nel presente, nel qui e ora, ci permette di assaporare questo tempo. Proprio alle mie spalle, parlando di tempo, c’è un quadro, che è in realtà una poesia irlandese molto famosa:

Trova il tempo

Trova il tempo di lavorare: è il prezzo del successo.
Trova il tempo di riflettere: è la fonte della forza.
Trova il tempo di giocare: è il segreto della giovinezza.
Trova il tempo di leggere: è la base del sapere.
Trova il tempo di essere gentile: è la strada della felicità.
Trova il tempo di sognare: è il sentiero che porta alle stelle.
Trova il tempo di amare: è la vera gioia di vivere.
Trova il tempo di essere felice: è la musica dell’anima.

Non è un caso che molto spesso al giorno d’oggi ci ritroviamo invece con la sensazione di non avere abbastanza tempo. Vi chiedo di dedicare qualche istante a questo, magari all’ultima volta che vi è capitato di sentirvi senza abbastanza tempo, a cosa succede quando sentiamo di non avere tempo. Qual è la prima cosa che smettiamo di fare? Magari è prenderci cura di noi, magari è mangiare bene. Proviamo a esplorare questa dimensione. Per qualcuno sarà una sensazione viva, presente, di oggi, forse quotidianamente sente di non avere abbastanza tempo. Qualcun altro magari ha la possibilità di far ricorso a un ricordo più lontano. 

Qual è la prima cosa che sacrifichiamo quando non abbiamo tempo? Forse ce n’è più di una… Qual è la cosa che state sacrificando perché sentite di non avere abbastanza tempo per fare questa cosa. Paradossalmente, anche se ora molti sono a casa, hanno cambiato ritmi, con il secondo lockdown o comunque con i mesi di smart working, quello che prima era tutto un tempo recuperato di nuovo è tornato a mancare. 

Proviamo a vedere se all’interno di questa esplorazione emerge anche qualche ladro di tempo, qualcosa a cui dedichiamo energia o che in qualche modo ci rapisce. Uno degli oggetti che ci rapisce e che ci ruba tempo (in un certo senso) è il cellulare. Magari lo prendiamo in mano per rispondere a una persona e improvvisamente ci troviamo catturati in mille altre cose, applicazioni, stimoli, che fanno passare quell’oggetto da utile, perché ci stava permettendo una connessione, a non utile perché ci sta facendo perdere. Magari se ne vanno anche ore.

Molto spesso si dice “La tecnologia è neutra, l’applicazione è neutra, è l’uso che ne fai…”
Quello che mi piacerebbe indagare e su cui vorrei portare consapevolezza è proprio l’uso che facciamo del telefono o in generale dei vari device, dall’i-pad al PC… ma il telefono molto spesso è sempre in mano. Siamo arrivati ad avere la cosiddetta doppia esposizione, a guardare la tv e nello stesso tempo a prendere in mano il telefono. Se stiamo cercando una vita più presente, di esserci davvero in quello che accade, nelle cose che facciamo, non possiamo non dedicare attenzione e consapevolezza a come e quanto usiamo il telefono. Per qualcuno è l’ultima cosa che viene vista prima di addormentarsi e la prima che si vede al risveglio. Quanto può condizionare la nostra presenza, la nostra attenzione? 

Ora vi chiedo di aprire gli occhi e di recuperare il vostro telefono. Se lo state usando per la meditazione potete guardarlo e provare a vedere se ci sono dei pensieri o delle riflessioni che emergono, sia di gratitudine che, magari, di rammarico. Quell’oggetto che abbiamo in mano quasi tutto il giorno ha delle enormi potenzialità, possiamo essere grati/e di quello che ci permette di fare, veramente con tutto il cuore, soprattutto considerando il periodo che stiamo vivendo. Proviamo a pensare al primo lockdown, all’importanza per alcune persone, magari da sole, di potersi connettere, parlare, confrontare attraverso il telefono. Non è un demonizzare, ma recuperare una dimensione e un rapporto con questo oggetto. Se avete voglia, e vi invito a farlo, andate a vedere il tempo di utilizzo. Nelle impostazioni del telefono c’è la possibilità di vedere la media giornaliera di tempo trascorso con quell’aggeggio in mano.
Quello è tempo della vostra vita. Non significa che è tutto sprecato o che è tutto da buttare, ma che è importante averne consapevolezza. Per qualcuno può essere un po’ sconcertante rendersi conto del tempo, perché poi non si ha proprio percezione. È quello che vogliamo fare attraverso la meditazione, cioè portare consapevolezza ai gesti e alle scelte. Scegliere di posare il telefono e guardare un film e fare solo quello o di andare in bagno e fare solo quello è una scelta. Cosa ci può dire quel numero? Quale vorremmo che fosse? Cosa possiamo fare per portare attenzione a questo aspetto, cioè per portare la stessa consapevolezza che portiamo dentro di noi a dei gesti che facciamo fuori. Come potrebbe essere stare senza quell’oggetto? Cosa scatta? Non posso stare ventiquattro ore senza telefono perché potrebbe chiamarmi mia mamma, potrebbe chiamarmi l’urgenza. Cos’è diventato questo per noi? Come potrebbe essere cucinare senza la ricetta di Google ritrovata in trenta secondi o senza l’informazione?

Se il mio percorso, e se siamo qui insieme a praticare credo che sia un’intenzione condivisa, è di portare maggiore presenza alla mia vita, non posso far finta che questo aspetto non esista, perché quelle ore che abbiamo letto sul monitor ci sono, sono giornaliere. 

Ripeto non c’è niente da demonizzare, non c’è niente da evitare, eliminare o altro ma semplicemente portare l’attenzione. 

a

POTREBBERO INTERESSARTI ANCHE

Nessun commento

Scrivi un commento