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Rilassamento muscolare progressivo

Rilassamento muscolare progressivo

Kids n°15

Il rilassamento muscolare progressivo è una tecnica, ideata da Edmund Jacobson negli anni trenta e basata sull’alternanza contrazione/rilasciamento di alcuni gruppi muscolari. Si tratta di un esercizio molto semplice ma anche molto efficace… questa è la versione Kids, adattissima da fare in famiglia!

Leggi la trascrizione della puntata

Scegliamo una posizione comoda. Se abbiamo una sedia o una bella poltrona, ci sediamo sulla sedia o sulla poltrona, altrimenti ci sdraiamo e ci rilassiamo qualche istante. Come facciamo a rilassarci? Proviamo a chiudere gli occhi e respiriamo un pochino. Chi non vuole chiudere gli occhi li può tenere aperti e può comunque concentrarsi e pensare che respira un po’. Questo è il momento in cui si respira. Possiamo anche muovere un pochino i piedi, le mani, il collo. Ci sgranchiamo un attimo e teniamo sempre gli occhi chiusi seguendo le parole che andrò a dire. 

Gli esercizi che andremo a fare sono molto semplici ma anche molto efficaci. 

Il primo prevede di prendere le mani e chiuderle a pugno. Immaginate di avere un’arancia tra le mani e di voler fare una spremuta di arancia senza spremiagrumi. Teniamo strette strette strette le mani… e poi le lasciamo andare. Apriamo le mani e sentiamo proprio che le dita si aprono e le mani si rilassano. Poi proviamo un’altra volta, un’altra arancia. Stringiamo forte forte forte le mani, sentiamo tutte le sensazioni delle mani strette e poi espiro e lascio andare le mani. Sentiamo che cosa succede, come cambiano le sensazioni delle dita o delle mani. Poi lasciamo andare le braccia lungo il corpo.

Improvvisamente inspiriamo e allarghiamo le braccia verso l’esterno. Attenzione a non colpire chi abbiamo vicino. Allarghiamo le braccia in alto verso l’esterno e poi improvvisamente diventiamo un vigile in mezzo all’incrocio di una strada trafficatissima. Siamo però un po’ confusi come vigili. Non abbiamo la paletta e le nostre mani si muovono avanti e indietro, destra e sinistra, in alto e in basso. Continuiamo a muovere le mani immaginando di dirigere il traffico. Una cosa seria, una cosa serissima! Poi espiriamo e lasciamo andare giù le braccia lungo il corpo. Come stanno le braccia? Come stanno le spalle? Non c’è da pensarci troppo perché siamo di nuovo un vigile in mezzo al traffico, di nuovo alziamo le braccia, mani belle tese e muoviamo i polsi e le mani: stiamo dirigendo il traffico in maniera un po’ confusa, non sappiamo bene cosa passa. Teniamo tese tese tese le braccia e poi durante l’espirazione le facciamo scivolare verso il basso. Respiriamo a pieni polmoni. Inspiro ed espiro. 

Lascio andare le spremute, lascio andare i vigili, perché adesso alzo le braccia verso l’alto questa volta. Mi sento un gatto molto pigro che si è appena svegliato. Spingo le braccia verso l’alto, allungo il più possibile, alterno, tiro un po’ di più con una mano poi con l’altra. Espiro e lascio cadere le braccia. Respiro ancora un istante. Sento come stanno le mie spalle, le mie braccia adesso. È diverso da quando facevo il vigile? Chi lo sa! Torniamo ad alzare le braccia in alto: siamo di nuovo dei gatti pigri pigri e ci allunghiamo e ci tiriamo e ci sentiamo gattoni pigri. Poi le braccia cadono giù e respiriamo. Come stiamo? Muoviamo un po’ le spalle.

Starà per succedere qualcos’altro? Alziamo le spalle alte alte alte. Facciamo in modo che le spalle tocchino le nostre orecchie. Siamo diventati e diventate una tartaruga, una tartaruga un po’ timida. È vicina a uno stagno, vorrebbe scaldarsi al sole, ma c’è un po’ di paura, sente dei rumori e tira dentro la testa. Allora noi tiriamo dentro dentro dentro la testa e alziamo le spalle. Questa tartaruga però dice Aspetta, mi pare che sia passato. E allora tira fuori un po’ la testa e le spalle si abbassano. Espiro e le lascio cadere e guardo. Immagino questo collo lungo della tartaruga che guarda attorno. Oh oh, c’è un altro rumore, la tartaruga scappa di nuovo dentro la sua casa. Quindi tengo su le spalle, tengo tutto bello contratto e poi nell’espirazione lascio andare. Come sta il mio collo? Come sta il collo della tartaruga? Mi muovo un po’, provo ad ascoltarlo. Poi sento di nuovo come stanno le mani, come stanno le braccia, le spalle. 

Come sta la testa? Tengo sempre gli occhi chiusi, le mani e le braccia sono lungo il corpo e immagino una mosca molto fastidiosa. Si è posata sulla fronte, io non posso muovere le mani per scacciarla e allora muovo la fronte, la aggrotto, muovo tutto, stringo, tengo stretto stretto stretto e cerco di convincerla a spostarsi perché mi fa il solletico… e poi lascio andare, si è alzata. Molto bene. Ah no, sta tornando. Si è posata sul naso, arriccio il naso fortissimo, tengo stretto il naso… oh, si sta allontanando, lascio andare. Oh, si sta posando sugli occhi e fa tutte le sgrisoline sulle ciglia. Tengo chiusi gli occhi, tengo chiusi gli occhi. Di nuovo la mosca si è allontanata e io rilasso. Come stanno i muscoli del mio viso? Posso fare tutte le smorfie che mi vengono in mente. Muovo la bocca, arriccio il naso, aggrotto la fronte, gonfio le guance fortissimo! E poi lascio andare. Come sono i muscoli del viso, degli occhi, della fronte? Posso muovere ancora qualcosa e poi rilasso tutto quanto. Inspiro ed espiro. 

Ora sono in mezzo a un bel prato verde, c’è il sole, sono vicino allo stagno ma non sono più la tartaruga, non ci sono mosche. C’è però una nostra amica farfalla che non ci vede bene, è una farfalla che non sa bene dove sta andando e cerchiamo di evitare che vada a sbattere. Ci sta passando proprio dietro dietro dietro la schiena. Allora io inarco la schiena, butto il petto in avanti e le faccio spazio perché vuole passare proprio lì dietro. È passata e io rilasso tutto quanto. Sta tornando indietro di nuovo, ha deciso che deve passare tra la nostra schiena e la sedia che ci siamo portati nel prato. Sposto il petto in avanti, inarco per farle un po’ di spazio… è passata, espiro e lascio andare le spalle e la schiena. 

Però, in mezzo a questo prato, dove c’è il sole, uno stagno con una tartaruga, una farfalla che non ci vede bene, c’è anche un armadillo, un armadillo che fa la palla. Come fanno gli armadilli che fanno la palla? Si piegano in avanti. Allora io vado tutto in avanti e faccio una bella palla con tutto il corpo, butto le spalle in avanti, il petto verso l’interno e poi mi rilasso. Oh, è un po’ trafficato questo prato, ci sono tanti animali! 

Adesso proviamo a guardarci intorno in questo prato, perché non c’è solo una farfalla che non ci vede bene, c’è anche un elefantino molto distratto! Noi dobbiamo immaginarci di essere sdraiati/e a terra, in questo prato, e questo elefantino distratto non si accorge di noi e ci mette una zampa sulla pancia! Allora dobbiamo tenere stretta stretta stretta la pancia… Oh, è passato, posso rilassare la pancia. È tornato indietro, stringiamo di nuovo ancora la pancia e poi lasciamo andare la pancia, perché l’elefantino ha cambiato strada. 

Sentiamo il nostro corpo che si sta riscaldando ma anche rilassando. C’è ancora un’ultima cosa da fare.
Immaginiamo di essere finiti con i piedi nell’acqua, in quel punto delle piscine dove tocchiamo appena appena appena. Allora noi tendiamo i piedi, facciamo le punte come se volessimo spingerci fuori dall’acqua. Teniamo i piedi contratti, i polpacci contratti, le cosce strette strette strette e poi rilassiamo. Siamo di nuovo nell’acqua, proprio al pelo al pelo al pelo, sentiamo solo la puntina dei ditoni dei piedi che tocca il fondo della piscina. Teniamo tutto contratto e nell’espirazione lasciamo andare. Oh… 

Com’è adesso il nostro corpo? Sentiamo come stiamo, possiamo aprire gli occhi, possiamo guardarci intorno. Forse possiamo chiuderci di nuovo, scegliere una delle nostre posizioni e rifarla.
Ascoltiamo quello di cui avremmo bisogno.  

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