La meditazione è.
Definirla non è semplice, appartiene allo stato dell’essere e non alla dimensione del fare.
Probabilmente anche dire “faccio meditazione” è estremamente riduttivo.
La meditazione è una scelta di vita perché non riguarda i 5, 10 o 30 minuti sul cuscino ma abbraccia ogni momento della giornata, ogni pensiero, ogni emozione. È la scelta di essere consapevoli e presenti a noi stessi, a ciò che proviamo, ai nostri condizionamenti, alle nostre difficoltà.
Spesso viene associata ad un’attività rilassante e riposante… beh ci sono alcune pratiche meditative che conciliano il relax e la calma ma di base la meditazione è qualcosa che richiede estremo coraggio e determinazione.
Decidere, in un mondo pieno di pressioni e stimoli, di fermarsi e prestare ascolto a quello che accade dentro di noi è estremamente difficile e coraggioso. Quanto sarebbe più facile accendere la TV o Netflix? In fondo facciamo già così tante cose che un po’ di relax per “staccare la mente” sembra l’unica possibilità.
Quando meditiamo ci esercitiamo ad essere presenti e consapevoli a ciò che accade nel qui ed ora: è l’esatto contrario di “staccare la mente”. Significa prendere atto di come stiamo, di quello che si muove dentro, aprire uno spazio di riflessione su chi siamo e su quello che vogliamo dalla nostra vita.
Una via per conoscerci
La meditazione è una via per conoscerci. Per ritrovare la calma e la presenza nella nostra vita.
Per migliorare il rapporto con noi stessi e di conseguenza con gli altri e con il nostro modo di stare nel mondo.
Non è una religione, non richiede qualche conversione o di “affidarsi alla fede cieca”. Anzi, la meditazione è curiosare, mettere in dubbio, investigare con gentilezza ed interesse i nostri schemi mentali, le nostre reazioni, le convinzioni che guidano le nostre scelte.
Non essere presente a tutto questo, significa vivere in balia della mente. Vivere sconnessi dal corpo. Vivere nel mondo delle idee e non scendere nel cuore e nella pancia. La nostra società spinge tutto sulla forza e la predominanza della mente e lungi da me sottovalutarne l’importanza… ma affidarci al solo pensiero per dipanare matasse, sensazioni e difficoltà emotive significa scollarsi da sé.
Ci insegnano a credere che più pensiamo a qualcosa più possiamo trovarne la soluzione. Ci arrovelliamo. Ripetiamo, rivoltiamo pensieri e situazioni per giorni, mesi, anni. Io non ti dico di credermi ma domandati: sta servendo?
Imparare a meditare significa darsi la possibilità di aprirsi a sé a 360 gradi.
Significa integrare mente, cuore e corpo. Significa recuperare spazio, ridimensionare i pensieri. Darsi la possibilità di scegliere come agire, momento dopo momento, senza essere in balia di ciò che accade, senza renderci conto solamente dopo di tutto quello che è successo.
Non sto cercando di fuggire dalle mie parti oscure.
Sto cercando di imparare ad amarmi là.
Rune Lazuli
Essere presenti
Avere la capacità di essere presenti e di vedere con chiarezza cosa sta accadendo ci dà la possibilità di scegliere come agire, momento dopo momento, senza essere in balia di emozioni, convinzioni o pensieri.
Quando guidiamo e non prestiamo attenzione, gli effetti possono essere devastanti per noi e per gli altri. Quando viviamo e non prestiamo attenzione, trascuriamo la relazione con noi stessi o non ci accorgiamo di quello che accade attorno a noi… le conseguenze sono le stesse.
La sostanza e la qualità della vita dipendono dal grado di consapevolezza che abbiamo e di cui spesso non ci rendiamo conto.
Quello che noi sperimentiamo, ciò a cui scegliamo di dare attenzione, determina il nostro modo di stare al mondo. Possiamo vivere tutta una vita senza essere presenti a noi stessi. Possiamo vivere tutta una vita prestando attenzione all’esterno o agli altri anziché a noi e a quello che accade dentro.
La meditazione insegna ad ascoltare tutte le parti di noi, a portare l’attenzione ad ogni esperienza senza fuggire da ciò che è doloroso, senza coprire ciò che non ci piace, senza giudicare quello che c’è.
Sicuramente non è facile, ma non lo è nemmeno vivere in balia di pensieri ricorrenti, film che si ripetono nella testa, dialoghi interiori fatti di preconcetti e condizionamenti culturali… o con una foschia fatta di ansia e confusione.
Quanti tipi di meditazione ci sono?
I libri sulla meditazione sono tantissimi e rispecchiano, più o meno, la confusione che c’è sull’argomento. Molto spesso questa confusione dipende dal fatto che un libro parla di una specifica tradizione meditativa o filosofica senza specificare che ce ne sono anche molte altre, così come esistono diversi sistemi di pratica.
La meditazione appartiene storicamente a diverse tradizioni spirituali, tra l’altro non solo Orientali. Anche la religione cristiana ha una lunga tradizione meditativa, per esempio. E’ arrivata fino a noi attraversando periodi storici e culturali diversi, amalgamandosi e fondendosi con le varie esigenze nel corso del tempo.
Esistono innumerevoli tipologie di pratiche meditative, almeno quante sono le tradizioni spirituali che le hanno tramandate. Quelle che sono arrivate fino a noi, hanno attraversato periodi storici e culturali diversi e ogni volta si sono amalgamate con il territorio che hanno incontrato.
Anche nell’Occidente odierno è così: la meditazione qui ha assunto caratteristiche e peculiarità uniche.
Io ho approfondito e mi occupo principalmente di meditazione buddhista, Theravada e Mahāyāna.
Quello che è importante sottolineare, è che non esiste un unico modo di meditare adatto a tutti. Ogni persona è unica, ha motivi ed esigenze specifiche. Non c’è un’unica posizione così come non c’è un’unica pratica o rituale.