fbpx

347 4669023

Via Madama Cristina 99, Torino

Ascoltare l'ansia

Ascoltare l’ansia

Meditazione guidata n°39

Che cos’è l’ansia? È normale che in questo momento ci sia anche una parte cognitiva che risponde a questa domanda.

Proviamo a fare quel passo indietro che ci permette di osservare i pensieri e le parole che rispondono a questa domanda e i segnali del corpo: una zona che si contrae, un senso di fastidio o bruciore, qualcosa che comprime… questi possono essere tutti segnali del corpo.

Leggi la trascrizione della puntata

[… parte iniziale

Dedichiamo qualche respiro ad arrivare qui insieme agli altri di questo gruppo in questo spazio che ci siamo presi per ascoltarci e che, non mi stancherò mai di ripetere, è una scelta coraggiosa e non scontata. Stasera potevamo rilassarci sul divano. In questi primi istanti inizio a prendere contatto con la mia posizione e con il corpo. Provo a sentire se la posizione che ho scelto è abbastanza confortevole per me. Controllo di avere i piedi poggiati a terra se sono seduto o seduta. Vi dovesse mai capitare di avere le gambe corte come le mie, va bene anche poggiare un cuscino a terra ma è molto importante avere un supporto in modo che i piedi poggino bene. Sentiamo poi la posizione delle gambe, lasciamo andare qualche tensione lungo la schiena. Anche in questo caso, se siamo seduti, facciamo attenzione che sia dritta ma non rigida: il buddhismo tradizionale direbbe vigile. Prestiamo attenzione alle spalle, che siano morbide, rilassate e che non ci portino il corpo a piegarsi in avanti perché nel tempo dà fastidio alla schiena e alla respirazione. Se non sono su una sedia ma sono seduto/a a terra, è molto facile che la posizione corretta necessiti di un supporto quindi di un cuscino o di più cuscini, perché se sono troppo morbidi ci fanno sprofondare il sedere, invece il senso è che le mie anche non siano più basse delle ginocchia. Questo è molto importante osservarlo: il cuscino deve essere sufficientemente alto da fare in modo che le gambe incrociate facciano scivolare verso il basso le ginocchia. Torno di nuovo al corpo, rilasso il collo, rilasso il viso, rilasso le guance, la lingua. 

Inizio a portare l’attenzione al respiro: inspiro gonfiando la pancia ed espiro sgonfiando la pancia. Tutto quello che devo fare è apparentemente molto semplice, cioè portare l’attenzione ai movimenti della respirazione. Inspiro, sento l’addome che si dilata e si gonfia, ed espiro, sento l’addome che si sgonfia. Apparentemente molto semplice, nella realtà succede di tutto e succede un mondo. Cerchiamo di rimanere presenti a quello che accade e poi proviamo a tornare alla respirazione. Questi primi istanti di contatto con il nostro corpo sono fondamentali, perché all’inizio basta questo, bastano cinque o dieci minuti di questo, di accompagnare dolcemente l’attenzione alla pancia e al respiro. Arriveranno pensieri, arriveranno fastidi, dolori nel corpo mai sentiti prima: è tutto normale. I primi passi sono semplicemente far scoprire alla mente che si può fare una cosa sola. Magari è abituata da dieci, venti o trent’anni a farne sei o sette insieme quindi giustamente all’inizio dirà  Ma sei proprio sicura/o che questa roba la dobbiamo fare? Con gentilezza possiamo rispondere Mi hanno detto che fa bene, proviamo. Si può dialogare con gentilezza e anche con un po’ di ironia. 

Ovviamente, visto che siamo insieme, oltre a questa meditazione di respirazione e concentrazione, ci sia la scoperta di un tema. Questa sera vorrei proporvi di esplorare l’ansia. Potevamo esplorare la gioia ma abbiamo scelto l’ansia. Che cos’è l’ansia? È normale che in questo momento ci sia anche una parte cognitiva che risponde a questa domanda. Proviamo a fare quel passo indietro che ci permette di osservare i pensieri e le parole che rispondono a questa domanda e i segnali del corpo: una zona che si contrae, un senso di fastidio o bruciore, qualcosa che comprime… questi possono essere tutti segnali del corpo. vi chiedo di stare ancora qualche istante con questa domanda: che cos’è l’ansia? Per vedere se la sentite nel corpo, per vedere se vi accorgete di esservi già persi in mezzo a pensieri, convinzioni, idee e definizioni sull’ansia. Ora ci prendiamo qualche istante per lasciare andare tutto e ritorniamo al respiro di pancia. Quindi ora smettono i pensieri, le idee, gli esempi sull’ansia, lasciamo stare le parti del corpo che sono state solleticate e torniamo all’addome. Cambia il tipo di attenzione, torno a concentrarmi sul respiro. Inspiro gonfio la pancia, espiro sgonfio la pancia. 

…fine prima iniziale]

Torniamo di nuovo a recuperare quel respiro consapevole che ci permette di contattare il nostro corpo e placare un po’ la mente. Lasciamo andare i pensieri: tornano dopo, non preoccupatevi. Per questi minuti proviamo semplicemente a stare. Non c’è niente che dobbiamo fare, dobbiamo solo respirare. Non c’è nessuno che dobbiamo accontentare: possiamo semplicemente essere noi così come siamo. Andiamo bene così come respiriamo, con tutte le nostre distrazioni, con i pensieri. Inspiro, gonfio la pancia; espiro, sgonfio la pancia. 

Ora proviamo a riconnetterci alla sensazione di ansia. Per qualcuno basta la parola, va bene. A qualcun altro potrebbe servire ripescare un ricordo recente, possibilmente non il più grave della vostra vita, che vi ha portato ansia. Forse sono già partiti i pensieri: Sto facendo bene? Sto facendo male? È l’esempio giusto, il ricordo giusto? Sì, va bene tutto. Senti cosa succede nel corpo dando lo spazio a ogni parte del corpo. Chiediamoci dov’è l’ansia nel nostro corpo. Se abbiamo fatica a mettere a fuoco l’ansia, stiamo concentrati sulle sensazioni del corpo che ci sembrano più forti in questo momento. Com’è fatta questa sensazione? Ha una forma, un colore? Ci sono più sensazioni? Rimaniamo sempre su quella più forte, quella predominante. Continuiamo a indagarla in maniera minuziosa e curiosa. Non dobbiamo spiegarla, non dobbiamo capire da dove arriva, perché è lì. Stiamo sulle sensazioni del corpo qui e ora. È una sensazione superficiale o profonda? È densa o no? Si muove o è ferma? Come sono i contorni? Provate a percorrere proprio il perimetro della vostra sensazione. Potrebbe succedere che cambi respiro dopo respiro: è normale. Potrebbe succedere che non cambi: è normale. Fare questo durante un momento di ansia è un gesto molto coraggioso. Scardinare quell’abitudine a cercare la soluzione e stare invece con le sensazioni del corpo significa darsi il permesso di rimanere in contatto, di non negare l’ansia, di non volerla modificare, non volerla scacciare, non volerla controllare, manipolare, guidare, addomesticare: un sacco di cose cerchiamo di fare con le nostre emozioni perché non ci concediamo la possibilità di ascoltarle così come sono. Già stare solo con le sensazioni del corpo è un grande atto di scoperta perché da questo spazio di ascolto, di calma, magari sofferta ma di stasi, possiamo permetterci di lasciar emergere tutti quei famosi strati di cui è composta l’ansia. Magari emerge l’insicurezza, l’impotenza, il desiderio di essere amati, la paura di non essere degni di amore, la paura di non riuscire a fare tutto che nasconde che cosa? Cos’è questa massa d’ansia? Cosa ci abbiamo riversato? Che valore diamo? All’inizio non è semplice perché, se non c’è familiarità con la meditazione, il rischio di partire per la tangente e farsi delle pippe mentali è altissimo. Va bene, mi accorgo e mi dico Torniamo al corpo. Poi quella roba lì magari la vedo ma adesso è il corpo che parla, è il corpo che mi guida. 

Imparare a prenderci cura di noi e a stare con le nostre emozioni è un percorso. C’è chi ha la fortuna di incontrarlo già da piccolo ma non è sempre così… si impara. Si impara ad accettare che le emozioni ci sono, non si controllano, non si scelgono, ma ci si può stare, si possono avvicinare. Si può dire Ehi, ciao, ti ho vista. Addirittura si può arrivare a dire Ehi, ciao, grazie, mi stai mostrando il percorso. 

C’è una metafora sull’atto di nuotare. Non si può pensare di imparare a nuotare solo in acque tranquille: si impara a nuotare nelle acque che si incontrano. Più ci rilassiamo e più riusciamo a galleggiare e a muoverci, mentre più cerchiamo di dimenarci e trovare chissà che movimento o scappatoia più le acque si agitano e più diventa difficile. Più ci rilassiamo in quello che c’è, più respiriamo con quello che realmente c’è e non quello che vorremmo che ci fosse, più abbiamo la possibilità di stare a galla, di nuotare, di stare bene, di prenderci cura di noi, di vedere quel sentiero e di fare affidamento su quello che abbiamo piuttosto che lasciarci buttare giù da quello che ancora non c’è, ancora non abbiamo, forse potrebbe accadere, forse potrebbe non accadere. 

Cos’è successo al corpo? Come sta ora? Dov’è l’ansia? C’è la stessa sensazione di prima o è cambiata? Possiamo dire almeno ciao a quella sensazione invece di considerarla il nemico numero uno da sconfiggere? 

Prendiamoci ancora qualche istante e poi torniamo sul respiro e sulla pancia. Ultimi minuti di consapevolezza sull’inspirazione che gonfia l’addome e l’espirazione che lo sgonfia. Tutto il resto lo lasciamo andare, come qualsiasi altro pensiero, come qualsiasi altra distrazione perché in fondo l’ansia è questo: una serie di pensieri, una serie di idee, una serie di convinzioni. Noi non siamo né quei pensieri, né quelle idee né quelle convinzioni. 

a

POTREBBERO INTERESSARTI ANCHE

Tags:

Nessun commento

Scrivi un commento