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Quando sento incertezza

Quando sento incertezza

Meditazione guidata n°36

Stasera, visto che la situazione negli ultimi giorni è cambiata molto (cambiano le routine, cambiano le abitudini, cambiano i luoghi che si possono frequentare e gli orari), abbiamo più o meno tutti avuto l’occasione non sempre felice e non sempre facile, ma è comunque un’occasione, di sperimentare l’incertezza.

Lasciamo che ancora per qualche istante questa parola risuoni dentro di noi.

Cosa succede nel corpo se dico incertezza?

Proviamo a sentire se qualcosa o qualche sensazione arriva a noi. Potrebbe essere un senso di pesantezza, una fitta, un dolore, qualsiasi cosa che arriva però dal corpo e non dalla mente.

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Quello che facciamo all’inizio della pratica è semplicemente un momento in cui ci rendiamo conto di dove siamo e di come stiamo. Ci sediamo in quella che è la nostra posizione di meditazione per stasera: chi è sdraiato può rimanere sdraiato, chi è seduto può chiudere gli occhi; poggiare la schiena alla sedia se se la sente o tenerla dritta. Ci dedichiamo qualche istante al respiro. 

Arriviamo da giornate ricche di cose da fare, sicuramente abbiamo un elenco di altrettante cose da fare dopo o domani, quindi serve del tempo per entrare in una dimensione in cui semplicemente stiamo. Non siamo abituati a stare ma di solito viviamo correndo all’impazzata, quindi quando apriamo questi incontri ci prendiamo qualche minuto, giusto qualche minuto, per renderci conto e per atterrare nella sedia o sul letto in cui siamo. Iniziamo a fare qualche respiro profondo e portiamo l’attenzione al nostro corpo, ai punti di contatto del corpo con la sedia o con il letto. Sentiamo se i piedi poggiano a terra, se poggiano interamente o solo in parte. Sentiamo se nel corpo c’è qualche rigidità, qualche zona che sta trattenendo pensieri, emozioni, sensazioni. A ogni espirazione cerchiamo di rilassare quella parte del corpo, di massaggiarla e di ammorbidirla. Che sia in questa sede o quando pratichiamo da soli, è importante un tempo iniziale, un cuscinetto in cui cerchiamo di passare dalla modalità del fare alla modalità dell’essere. È un po’ come il riscaldamento in palestra per il nostro corpo: questa fase è il riscaldamento per la mente. Inspiro e gonfio la pancia, espiro e sgonfio la pancia. Se ho bisogno di qualche altra inspirazione profonda ed espirazione profonda, me le concedo e quando espiro lascio andare: lascio andare le cose da fare, lascio andare pensieri, preoccupazioni ed entro in contatto con il mio corpo e con le sensazioni che ci sono adesso nel corpo. Continuo a respirare, semplicemente osservando il respiro. Lascio che la mente pian piano si acquieti e l’accompagno. Nel buddhismo tradizionale c’è l’immagine della mente come una scimmia, una scimmia che salta in tutti i rami, dove i rami sono i pensieri, le distrazioni, tutte le cose da fare, tutta la nostra vita normale. In meditazione, prendiamo per mano questa scimmia e con gentilezza la accompagniamo a sedersi davanti a noi, davanti la nostra pancia che respira e proviamo a invitarla a fare una cosa sola.

Inspiro gonfio l’addome, espiro sgonfio l’addome.  

La mente, pian piano, alcune volte più facilmente e alcune volte meno, si lascia accompagnare e ci dà l’opportunità di passare dalla fase del riscaldamento alla fase della meditazione. Stasera, visto che la situazione negli ultimi giorni è cambiata molto (cambiano le routine, cambiano le abitudini, cambiano i luoghi che si possono frequentare e gli orari), abbiamo più o meno tutti avuto l’occasione non sempre felice e non sempre facile, ma è comunque un’occasione, di sperimentare l’incertezza. Lasciamo che ancora per qualche istante questa parola risuoni dentro di noi. Cosa succede nel corpo se dico incertezza? Proviamo a sentire se qualcosa o qualche sensazione arriva a noi. Potrebbe essere un senso di pesantezza, una fitta, un dolore, qualsiasi cosa che arriva però dal corpo e non dalla mente. Magari arrivano anche pensieri, sicuramente arrivano anche pensieri: proviamo in questa fase a lasciarli andare e a chiederci dov’è, se c’è, l’incertezza nel nostro corpo. Mi concedo solo qualche minuto di esplorazione, senza cercare di capire, senza cercare di spiegare, solo sentendo se e come risuona l’incertezza dentro di me. 

Facciamo ancora qualche respiro: inspiro gonfiando l’addome, espiro sgonfiando l’addome. 

Mi apro poi a sentire che cosa c’è nel cuore ora, ora che abbiamo parlato di incertezze, di paure. Magari c’è la stessa sensazione di prima o forse no, magari ha delle sfumature diverse. Vado a indagare le pieghe del mio corpo e mi domando cosa c’è, dov’è, com’è. Forse ci sono più sentimenti insieme, c’è incertezza, magari c’è paura, c’è anche amore o quel senso di fiducia… magari c’è un insieme di cose, alcune non hanno un nome ma le sento. Possiamo immaginare di tenere tutti i nostri sentimenti in braccio. Se vogliamo possiamo proprio posare le mani sul cuore e immaginare di dire 

Grazie a tutti i sentimenti
Grazie all’incertezza
Grazie alla paura
Grazie a qualsiasi cosa c’è: è lì perché sta cercando di proteggermi, grazie
Grazie di proteggermi
Per ora sto bene, per ora sto con me, grazie a te di esserci
Grazie all’ansia, che mi fa sentire quando devo rallentare
Grazie all’affanno, che mi ricorda di respirare
Grazie alla paura, che cerca di mettermi in guardia
Grazie all’incertezza, che sta cercando di mantenermi viva

Possiamo provare a sentire, con le mani appoggiate al petto e al cuore, di ringraziare e tenere vicini tutti questi pezzi di sentimenti, di sensazioni, di emozioni più o meno chiare, così come sono. Posso immaginare di rilassarmi insieme a tutti i pezzi di me che non sono me, ma solo parti. Io sono quella che li sta osservando e che se ne sta prendendo cura e che li sta ringraziando. La paura o l’incertezza hanno sempre bisogno di aggrapparsi a qualcosa. Magari all’inizio di questo periodo c’era paura per la salute, la paura fisica, magari adesso si è trasformata in paura economica, paura lavorativa, relazionale. Possiamo andare oltre l’oggetto in sé, lasciare che ci sia quell’emozione e prendere rifugio nella consapevolezza, nella possibilità di essere presenti davvero a quello che c’è, perché nella consapevolezza non c’è paura o incertezza, semplicemente siamo. Posso sempre portare con me una domanda: Come posso portare amore in questa situazione? Come posso portare amore per me, in me, con me e come posso portarlo fuori da me in quello che mi circonda? È importante stare con l’incertezza, stare con il dolore, stare con la paura, dare il tempo a queste emozioni di esprimersi, di esserci senza chiuderle in cantina, ma è importante anche saper poi scegliere cosa alimentare, cosa innaffiare. Lì possiamo rivolgerci all’amore e coltivare quello, dare spazio a un altro tipo di sensazioni ed emozioni, senza per questo reprimere o scacciare le prime. Come accogliamo i paradossi della vita, possiamo accogliere che siamo insieme pieni di paura e di amore o di agitazione e calma, senza che una cosa invalidi l’altra. 

Respiro ancora in questo momento di ascolto e di cura e quando c’è da passare agli altri, al portare amore, mi ricordo e mi dico
Questa persona ha paura quanto me
Questa persona sente l’incertezza proprio come me
Questa persona vuole essere amata proprio come me

Lasciamo che questi ultimi minuti siano proprio nel dimorare in questa interconnessione, in questo legame che c’è volenti o nolenti con tutti gli altri, qualsiasi essi siano. 

Oltre all’interconnessione, c’è un altro aspetto della pratica che ci può aiutare in questa fase: l’impermanenza. Il buddhismo ci fa toccare con mano, e la meditazione al di là del buddhismo, che tutto cambia, che i nostri pensieri sono millemila, che le nostre sensazioni sono tante e sempre diverse, che la pratica un giorno va bene e un’altra volta no. Tutto cambia. Questo è un altro insegnamento che possiamo portarci avanti e possiamo richiamare durante le giornate quando arriva l’affanno, quando ci sentiamo bombardati da informazioni che ci fanno vibrare di un’energia che ci appesantisce. 

Tutto cambia.
Io come posso portare amore in questa situazione?

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