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Mi vergogno di me

Mi vergogno di me – #PrideMonth

Meditazione Guidata n°26

Brenè Brown racconta la storia di una donna che, a un certo punto, ha il coraggio di dire alla sua vicina di casa che è un ex alcolista. La vicina di casa, dopo la confessione, le dice che la cosa la spaventa e non vuole più che i rispettivi figli giochino insieme.⠀

La donna con estremo coraggio ed enorme compassione risponde: “I nostri figli giocano insieme da due anni e mi sembra che vada tutto bene. Io sono sobria da vent’anni e non sono cambiata rispetto a dieci minuti fa. Perché invece sei cambiata tu?” ⠀

Confessarsi a qualcuno e fare #comingout su un aspetto della propria vita non è semplice. ⠀

Ci si vergogna, si teme quello che è successo alla donna della storia: che gli altri non ci vedano più con gli stessi occhi, che l’intero rapporto ne esca compromesso per sempre o distrutto. Abbiamo paura che rivelando la nostra storia ci crolli addosso tutto.⠀

Superare vergogna e paura non è semplice ma è possibile. Così come è possibile che non siano loro a determinare le scelte della nostra vita o a spingerci a tenere una parte di noi chiusa nell’armadio. ⠀

Tutti proviamo vergogna o paura per qualche parte di noi ma tutti abbiamo anche la possibilità di rispondere in maniera positiva: iniziando dal riconoscere le nostre emozioni e riconoscere che non siamo i soli o le sole a provarle.⠀

Ognuno ha i suoi tempi.⠀

A volte vorremmo arrivare subito alla meta, a stare meglio… ma la realtà è che il cammino interiore è fatto di piccoli passi che hanno bisogno di pazienza. Per rivelare il nostro vero sé, è necessario passare in mezzo alla vergogna, al dolore, alla paura, a tutte quelle emozioni e quei sentimenti che normalmente cerchiamo di evitare. Non si tratta di masochismo, ma di una profonda e amorevole immersione in tutte le nostre parti, in tutte le nostre zone, quelle più in luce, quelle più in ombra. ⠀

Rivelare la nostra storia o un aspetto del nostro sé ci sembra un’esperienza che può seppellirci, quando in realtà -come ci insegna la donna del nostro racconto- è solo un frammento di ciò che siamo. ⠀

Coltiviamo l’amore per noi stessi quando permettiamo alla nostra parte più vulnerabile di essere vista e conosciuta in profondità.

Leggi la trascrizione della puntata

Troviamo una posizione comoda e iniziamo a portare l’attenzione sul respiro. Inspiro gonfiando la pancia, espiro sgonfiando la pancia. Non cerco di controllare il respiro, ma semplicemente di renderlo più profondo. Spesso respiriamo di petto, quindi tutti alti. Se è così anche in questo momento semplicemente osserviamolo e magari dopo un respiro profondo cerchiamo di lasciar andare le tensioni, le paure e rilassiamoci.

Abbiamo spesso parlato dell’importanza di incontrare tutte le parti di noi, di coltivare la relazione con noi stessi e di quanto sia importante questo percorso e quanto coraggio serva per decidere di vedere davvero tutte le parti del nostro cuore, tutte le emozioni o i pensieri che magari finiamo per chiudere in cantina. Non è un caso. So che molto spesso le persone si chiedono come stare meglio, cosa fare per raggiungere quella cosa, per dire quella frase, per superare quella situazione. Sicuramente è un desiderio comprensibile: cerchiamo di smettere di soffrire. Purtroppo però non c’è spesso, soprattutto quando si parla di cammino interiore, una via rapida in cui possiamo evitare l’ostacolo e arrivare alla meta. Soprattutto se vogliamo capire perché abbiamo così tanta paura di rivelare il nostro vero sé, dobbiamo passare in mezzo alla vergogna, al dolore, alla paura, a tutte quelle emozioni e quei sentimenti che normalmente cerchiamo di evitare. Non si tratta di masochismo, in realtà, si tratta di profonda e amorevole immersione in tutte le nostre parti, in tutte le nostre zone, quelle più in luce, quelle più in ombra.

Prendere davvero possesso della nostra storia è difficile, perché significa fare i conti con tanti pezzi che arrivano soprattutto da dentro noi, perché sì, ci sono la società, i pensieri, le idee e i pregiudizi, ma molto spesso quelli più difficili sono proprio quelli che abbiamo dentro di noi. Però, anche passare la nostra vita a fuggire da quello che siamo è faticoso. L’idea di abbracciare tutte le parti di noi, anche le parti più scomode, effettivamente può essere rischiosa, ma il rischio, diciamo l’altra faccia della medaglia è quella di non vivere mai per davvero e rinunciare a quel senso di appartenenza o di gioia che ci possono dare alcune esperienze che ci mettono in contatto con la nostra parte più autentica e vera. Quindi, con il nostro tempo, diamoci la possibilità di esplorare: esplorare tutte le parti di noi e scoprire il potere che hanno le parti in luce di accogliere anche quelle in ombra. Per fare questo, però, è necessario essere prima davvero in contatto con sé e autentici. Significa vedere tutte le parti, luce e ombra, paure, vulnerabilità, vergogna, dolore, giudizio. È qui che chiamiamo in causa il coraggio, perché è uno degli strumenti che serve necessariamente per fare questo tipo di viaggio. Coraggio in realtà in origine significava dire quello che si pensa, rivelare tutto quello che si ha nel cuore. Poi è diventato il simbolo del coraggio eroico, del mettere a repentaglio la propria vita. Anche se magari non mettiamo a rischio letteralmente la nostra vita, mettiamo comunque a rischio la nostra vulnerabilità. Questo è essere coraggiosi. Ogni volta che scegliamo il coraggio è come se ci fosse un effetto onda, perché in realtà stiamo meglio noi ma stanno meglio anche tutti quelli che ci circondano e rendiamo il mondo un posto più coraggioso. Lo so che la mente invece è abilissima nel creare scenari catastrofici, a ricordare ogni cavillo, ogni cosa che può andare storta. Lo fa per proteggerci, è una grande risorsa e sicuramente ci ha aiutato proprio nella nostra storia evolutiva, ma ogni tanto la mente diventa un alibi perfetto per non muoversi. È in questo ambito che possiamo chiedere aiuto alla compassione che ci aiuta a imparare a rilassarci e ad avvicinarci lentamente anche a quello che ci spaventa.

Coltiviamo l’amore quando permettiamo alla nostra parte più vulnerabile di essere vista e conosciuta in profondità.

L’amore non è qualcosa che si chiede, ma è qualcosa che va nutrito, è un legame che può essere coltivato. Come si coltiva tra due persone si può coltivare anche all’interno di ciascuno di noi. Amarsi significa imparare a fidarsi di noi, a trattarci con rispetto, a essere gentili, affettuosi, soprattutto quando abbiamo paura, soprattutto quando siamo in difficoltà. Ovviamente è un compito non semplice, perché siamo abituati a fare esattamente l’opposto, cioè a giudicarci perché siamo in difficoltà, a giudicarci perché qualcosa non va. Per quanto siano catastrofiche le congetture che può fare la testa o le paure che possiamo avere degli ostacoli da affrontare, ci sarebbe sicuramente più energia e più slancio se riuscissimo a parlare onestamente delle nostre paure. Alcune volte ci vergogniamo perché pensiamo di non essere degni d’amore e questa vergogna è proprio il contrario di sentirsi già abbastanza così. Questa vergogna ci tiene spesso a distanza, ci fa credere che se ammettiamo la nostra storia, il nostro vero sé, gli altri potrebbero avere una bassa opinione di noi e più lavoriamo duramente per far sembrare tutto normale all’esterno più è difficile lasciar andare la vergogna, perché si fa sempre più forte la paura di deludere gli altri, di allontanarli. Abbiamo paura che rivelando la nostra storia ci crolli addosso il peso di un’intera esistenza. Questa paura, più rimaniamo nella testa, più si ingigantisce e diventa ingestibile, inaffrontabile. Rivelare la nostra storia o un aspetto del nostro sé diventa un’esperienza che può seppellirci, quando in realtà è solo un frammento di ciò che siamo.

Ho letto la storia di una donna che, a un certo punto, ha il coraggio di dire alla sua vicina che è un ex alcolista, solo per sentirsi poi rispondere dalla vicina che non era più contenta che i loro figli giocassero insieme. Questa donna riuscì a dirle: “I nostri figli giocano insieme da due anni e mi sembra che vada tutto bene. Io sono sobria da vent’anni e non sono cambiata rispetto a dieci minuti fa. Perché invece sei cambiata tu?” Questo insegna che non è sempre semplice confessarsi o parlare a qualcuno di un aspetto della propria vita, che possiamo avere a che fare con la vergogna, avere a che fare con la paura, conoscerle senza lasciare che determinino completamente la nostra vita o le nostre scelte, senza che ci costringano a tenere le nostre storie sotto silenzio. Così come tutti proviamo vergogna o paura, abbiamo anche tutti la possibilità di sviluppare una risposta positiva a questa vergogna, a questa paura, la capacità di riconoscerla, la capacità di riconoscere che non siamo i soli a provarla, l’allenamento costante a un amore verso se stessi, al sentirci meritevoli e degni così come siamo, fare esperienza del fatto che andiamo già bene così e sviluppare coraggio, compassione e connessione a partire dalla nostra esperienza, dalle nostre emozioni.

La condivisione è un aspetto fondamentale per togliere forza alla paura o alla vergogna. Più pratichiamo l’ascolto di noi, più riusciamo a riconoscere cosa si muove dentro, quali sono i segnali che stiamo provando vergogna, che siamo preda della paura, e più possiamo scegliere con consapevolezza di tenere tutte queste emozioni nel salotto e non chiuse in cantina ma di rimanere al centro della nostra vita e di non far prendere a loro tutte le decisioni.

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