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Prendersi cura di sé nella relazione

Prendersi cura di sé nella relazione

Meditazione Guidata n°23

In questo periodo torniamo a incontrarci l’un l’altro, torniamo a rimettere in pista le relazioni: le relazioni con la famiglia, le relazioni con gli amici, le relazioni più disparate.

Le relazioni prendono forma da questo flusso di dare e ricevere: due aspetti che sembrano diversi ma fanno parte dello stesso flusso di energia.

Nell’ottica di questo flusso, che è un tutt’uno, non c’è qualcosa che è meglio o qualcosa che è peggio, non è meglio dare che ricevere: fa tutto parte dello stesso flusso e della relazione, di qualsiasi natura sia.

C’è una prima relazione, la più importante di tutte, quella che fa da specchio anche a tutte le altre: la relazione con noi stessi.

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Come sempre, i primi istanti ce li prendiamo per prendere contatto con il nostro corpo e con la posizione che abbiamo scelto. Stiamo entrando, siamo entrati in realtà da qualche giorno, nella fase 2 di questo periodo e torniamo a incontrarci l’un l’altro, torniamo a rimettere in pista le relazioni: le relazioni con la famiglia, le relazioni con gli amici, le relazioni più disparate. Le relazioni prendono forma da questo flusso di dare e ricevere: due aspetti che sembrano diversi ma fanno parte dello stesso flusso di energia. Nell’ottica di questo flusso, che è un tutt’uno, non c’è qualcosa che è meglio o qualcosa che è peggio, non è meglio dare che ricevere: fa tutto parte dello stesso flusso e della relazione, di qualsiasi natura sia.

C’è una prima relazione, la più importante di tutte, quella che fa da specchio anche a tutte le altre: la relazione con noi stessi. La relazione che abbiamo con noi diventa lo specchio delle relazioni che abbiamo nella nostra vita. Semplicemente non possiamo pensare di portare nella relazione con l’altro qualcosa che non abbiamo in noi e per noi. Proprio adesso che ci avviciniamo sempre di più a rientrare in contatto con altre persone e con altre relazioni, è importante ricordarsi che la loro qualità dipende in gran parte dalla nostra capacità di amare noi stessi e di prenderci cura di noi stessi. Come ci trattiamo? Ci stiamo davvero prendendo cura della relazione che abbiamo con noi stessi? Ci sentiamo degni di ricevere amore? Riusciamo a darlo a noi stessi questo amore? Le risposte a queste domande non devono diventare un nuovo modo per colpevolizzarmi e per dirmi quanto poco bravo/a sono: ognuno di noi fa sempre del suo meglio e se siamo qui a praticare è proprio perché stiamo cercando di coltivare questo rapporto con noi. Siamo sempre in cammino. Le strade sono fatte ogni tanto di discese e ogni tanto di salite, però possiamo decidere in questo momento, così come siamo, di prenderci cura di noi e di darci amore, di iniziare a coltivare quella relazione che è alla base poi di tutte le altre.

Mi prendo cura di me per potermi prendere cura degli altri.

Per farlo, stasera, usiamo i fatti invece che le parole. Quello che ci chiedo di fare, mantenendo gli occhi chiusi, è di abbracciarvi. L’abbiamo fatto in altri momenti. Portate la mano destra sulla spalla sinistra e la mano sinistra sulla spalla destra. State un po’ in questo auto-abbraccio, sentite com’è. Se mi sento un po’ strano, un po’ in imbarazzo, va bene. Accettiamo quello che c’è e lo notiamo. Notiamo se mi sento a mio agio, se mi sento strano/a, se mi mancava. State solo in ascolto, senza giudizi, senza pensieri, senza spiegazioni. Siete voi e il vostro corpo e vi state abbracciando. Com’è ritrovarsi? Se vi rendete conto che è da tanto che non succedeva, godetevi il momento, state lì, tenetevi stretti. A volte è facile, a volte è difficile. La meditazione non deve essere semplice e non deve essere rilassante, ma deve essere il modo che ho di incontrarmi e lo faccio rispettando il mio corpo e soprattutto ascoltando le sensazioni, qualsiasi siano, anche quelle non piacevoli.

Mi prendo cura di me per potermi prendere cura degli altri.

Ora, sempre con l’attenzione al corpo e alle sensazioni del corpo, con la mano destra (posso sciogliere l’abbraccio) inizio a massaggiarmi la spalla, il collo sinistro. Tengo gli occhi chiusi e lascio che mi guidino in questo massaggio semplicemente la mia mano e le mie sensazioni tattili. Provo a sentire com’è la pelle, come sono i muscoli sotto queste dita, cerco di stare solo con le sensazioni che mi danno la mano e la spalla. Posso muovermi, posso cercare quello che mi fa stare meglio in questo momento, magari è salire verso il collo, ad esempio, o scendere lungo la spalla. Qui sono io con me. Posso scegliere di avere un movimento più delicato o più vigoroso. Mi fido delle mie sensazioni, non devo guardare, non devo avere uno specchio, devo solamente prendermi cura di me. Poi, lentamente, facciamo scivolare la mano lungo il corpo e stiamo per un istante nell’ascolto del nostro corpo, del respiro. Cerco di rilassare. Rilasso il viso, rilasso le spalle, non vogliamo portarci altre tensioni in questo momento che è di cura di noi. Quando mi sento pronta/o, porto l’altra mano sulla spalla opposta e riprendo a massaggiarmi. Tutta la mia attenzione va alle sensazioni del corpo, alle sensazioni tattili dei polpastrelli, della pelle, dei muscoli sotto alla pelle. Sto solo in ascolto del corpo.

Mi prendo cura di me per potermi prendere cura degli altri.

Provo a esplorare altri modi di toccare la spalla, di premere, tamburello con le dita, uso la mano piatta. Sto in quest’incontro che sto creando per me, con me. È normale che possano emergere anche emozioni, sensazioni. Magari vi rendete conto che è da tantissimo che non vi massaggiate le spalle. Facciamo in modo che sia piacevole incontrarsi di nuovo e non andiamo sul passato, su quello che non abbiamo fatto e potevamo fare, ma stiamo adesso con la possibilità che ci stiamo dando. Poi lascio andare di nuovo il braccio lungo il corpo e di nuovo mi ascolto. A ogni respiro mi rilasso e sciolgo tensioni, sciolgo paure, lascio andare. Mi apro a sentire quello che emerge invece che a pensare e a dire, io per prima/o, quello che dovrei provare o sentire.

Poi, sempre con movimenti molto delicati e dolci, prendete tra le mani uno dei vostri piedi. Se siete seduti a terra è più semplice, chi è sulla sedia si può aggiustare o spostare. Iniziate a massaggiare la pianta del piede. Mi sposto lentamente su tutta la pianta del piede. Continuo a muovere le mani e ad ascoltare com’è essere in contatto con i miei piedi. Forse è passato tanto tempo dall’ultima volta che hai coccolato i piedi. Allora stiamo in questo gesto di amore verso di noi. Sentiamo com’è riempirci di coccole. Lasciamo che emerga qualsiasi emozione o sensazione, perché non ce n’è una più giusta o una più sbagliata. Poi lasciate andare delicatamente il piede e tornate di nuovo alle sensazioni del corpo nella sua totalità e fate in modo che ogni respiro vi aiuti a rilassare, anche quei muscoli che ogni tanto finiamo per contrarre senza volerlo: in mezzo alla fronte, gli occhi, le labbra. E lascio andare. Non ho niente da fare, nessuna persona da compiacere, se non prendermi cura di me.

Ora torniamo all’altro piede. Anche a lui mancano le coccole, le nostre coccole. Non vuole quelle di nessun altro in questo momento. Com’è prendermi cura di me? Cosa succede se guardo con amore quel piede e quei gesti, se faccio in modo di donare quell’amore, quella cura, che magari cerco in altre persone, in altre relazioni? Cosa succede se la dono a me? Esploratelo questo piede e le sensazioni, tutte le ditina. Ci sono sempre questi piedi per noi. Quante volte li coccoliamo? Se risposta è poco / pochissimo / mai, va bene. Godetevi questo momento in cui invece vi state coccolando.

Quando poi vi sentite pronti lasciate andare anche questo piede e tornate in una posizione seduta. Vi chiedo di respirare, inspirando gonfiando la pancia ed espirando sgonfiando la pancia. Nella fase di inspirazione, ripetete “Mi prendo cura di me”  e nella fase di espirazione “per potermi prendere cura degli altri.”

Mi prendo cura di me per potermi prendere cura degli altri.

State con questo pensiero ancora qualche respiro e mantenete l’attenzione al corpo, a eventuali sensazioni o emozioni che possono emergere.

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