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Difficoltà durante la pratica

APRIRSI CON CURIOSITA’

Non vorrei scoraggiarvi ma normalmente, soprattutto all’inizio ma non solo, sono più i momenti di difficoltà che di pratica. Nessuno raggiunge di continuo e a lungo livelli di meditazione profonda o esperienze trascendentali.

Ci saranno sicuramente momenti di pratica calmi, ricchi e profondi ma saranno circondati da numerosi e numerosi momenti in cui la pratica vi metterà davanti a diverse difficoltà: fisiche, mentali, emotive. 

Incontrare queste difficoltà fa parte della pratica

Aprirci con curiosità all’osservazione di quello che accade nella nostra mente quando le chiediamo di “stare ferma nel qui ed ora” è il primo passo per mettere in luce, nel piccolo, meccanismi e schemi che ripetiamo anche nella vita di tutti i giorni, quando incontriamo qualche difficoltà o ci troviamo a dover fare qualcosa che non vorremmo.

SORRIDERE A QUELLO CHE EMERGE

L’essenza stessa della meditazione non è altro che questo: 

essere disponibili ad accogliere quello che emerge, essere presenti quando emerge e accogliere tutto con gentilezza e senza giudizio. 

Un po’ di ironia e un po’ di leggerezza aiutano sempre. In pratica, quando incontriamo qualche difficoltà nella meditazione, possiamo sorriderci, sorridere a noi stessi e ringraziare perchè quello che c’è è quello che ci serve vedere.

Detto questo, vediamo le difficoltà principali più nel dettaglio. E anche qualche escamotage per iniziare ad averci a che fare.

Che le cose siano così non vuol dire che debbano andare così. Solo che, quando c’è da rimboccarsi le maniche e incominciare a fare, vi è un prezzo da pagare ed è allora che la maggioranza preferisce lamentarsi piuttosto che cambiare.

Giovanni Falcone

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Principali difficoltà

1 DISTRAZIONE

Supponiamo che per 20, 30, 40 anni la vostra mente sia stata abituata a pensare tanto, a fare mille pensieri sui pensieri, a perdersi in mille discorsi, a portarne avanti più di uno contemporaneamente… immaginate ora di dire a quella stessa mente, così un giorno, che volete stare su una sola cosa per un po’ di minuti. Come minimo si spaventa e si chiede da dove è uscita questa idea visto che l’altra ha funzionato “così bene” per tanto tempo. Farà resistenza, si ricorderà delle 8 spezie da comprare al supermercato per quella ricetta speciale, inizierà a cercare di fare come al solito.
Per questo la meditazione è una pratica, un allenamento. A poco a poco e con gentilezza si insegna alla mente a tornare a quell’unico oggetto, lasciando andare tutto il resto.
Ricordiamoci, poi, che le immagini mentali sono molto forti e possono rimanere nella mente per parecchio tempo. Se state vivendo nella vostra vita un momento difficile o di conflitto, sarà naturale che questo sorga durante la meditazione. Non ci saranno mai le condizioni perfette per sedersi a meditare, non aspettate di aver risolto i vostri problemi, di aver spuntato tutte le cose da fare o di sentirvi centrati… meno pensate di avere tempo per meditare e più ne avete bisogno! 

2 COSTANZA

Molto spesso uno dei problemi sollevati è legato alla costanza. Sentiamo di non meditare abbastanza, di non farlo con la “giusta” regolarità… tutti questi pensieri e idee aprono la strada ad un’altra serie di considerazioni ma per ora mi limiterò a dire che è inutile pensare che non serva allenarsi per imparare ad essere concentrati e presenti e non serva tempo per ascoltare, con mente calma, quello che emerge e c’è dentro di noi.
Detto questo, dopo più di dieci anni di pratica e periodi alti e bassi posso dire che la cosa peggiore che possiamo fare è caricarci di aspettative su come e quando dovremmo meditare. Se la pratica diventa un’altra cosa da aggiungere alla lista delle cose da fare sarà con tutta probabilità la prima che leveremo. Anche in questo caso è fondamentale indagare la propria motivazione e cambiare prospettiva. Iniziare con poco (pochissimo) e integrarlo in una parte della giornata che già c’è. Scoprire a poco a poco quanto fa bene. Respirare in maniera consapevole più volte al giorno, costellare la giornata di momenti in cui ci chiediamo “come sto io ora? come sta il mio corpo ora?” …tastare con mano i benefici e cercare attivamente lo spazio per approfondire, per fare silenzio, vivendolo come un momento di amore per sé e non come qualcosa che ci imponiamo perchè qualcuno ha detto che fa bene.
A un discepolo laico che si lamentava di non trovare il tempo per meditare il venerabile Ajahn Chah disse: “Trovi il tempo per respirare?” Meditare è possibile sempre, in ogni momento, con ogni respiro.

3 RESISTENZA A MEDITARE

Ci saranno sicuramente momenti in cui non avremo voglia di meditare, sediamoci comunque e osserviamo questa resistenza senza paura. Potrebbe essere un’emozione passeggera o uno stato d’animo più duraturo o ancora essere dovuta al modo stesso in cui affrontiamo la pratica. Che atteggiamento abbiamo nei confronti della meditazione? Non dovrebbe essere un esercizio, una cosa da fare, una pausa forzata… ma essere più simile ad un momento che è nostro amico, uno spazio in cui possiamo rilassarci e semplicemente essere.

4 IMPAZIENZA E FRUSTRAZIONE

Sperimentare momenti di impazienza e frustrazione è assolutamente normale, non significa nient’altro che in quel momento c’è impazienza e frustrazione. Possono addirittura diventare l’oggetto stesso della pratica, possiamo andare ad indagare com’è questa impazienza, dove la sentiamo nel corpo, che caratteristiche ha…
Il vero ostacolo è allontanarci e fuggire dalla meditazione nel momento stesso in cui sperimentiamo queste sensazioni di disagio. Interagire con la nostra mente e darci la possibilità di vedere la vita per quella che è in quel momento è un elemento fondamentale per la trasformazione. Ogni momento di confusione, impazienza o frustrazione ci dà la possibilità di aprirci e di accettare che non possiamo controllare le nostre emozioni né quello che accade ma possiamo imparare a rispondere a qualsiasi cosa senza aggiungere dolore e sofferenza non necessari.

5 TORPORE E SONNOLENZA

Sensazioni di torpore, addormentarsi… sono esperienze assolutamente normali. Un po’ perchè siamo stanch* e quando rallentiamo la velocità, il nostro corpo ci ricorda che ha anche bisogno di dormire. Sapete che negli ultimi cinquant’anni abbiamo ridotto di almeno un’ora e mezza il tempo medio del nostro sonno? E no, non è che non ci serva… anzi con la pressione e i ritmi odierni paradossalmente dovremmo dormire di più. Quindi se emerge molto sonno, dormiamo.
Altre volte, invece, il torpore non è dovuto ad una carenza fisiologica ma ad una resistenza mentale. Posso fuggire con le distrazioni, posso fuggire con il sonno. In questo caso potrebbe essere utile attuare alcuni accorgimenti: meditare con gli occhi socchiusi, che fissano un punto davanti a noi e lasciano entrare un po’ di luce, alzare il punto di concentrazione: se sento il respiro nella pancia mi sposto sulle narici, cambiare posizione e passare da quella seduta a quella in piedi fino a cambiare momento della giornata.

6 IRREQUIETEZZA

“Io non sono fatt* per meditare, non riesco proprio a stare ferm*!” Mi verrebbe da rispondere che si può meditare anche in movimento ma che l’irrequietezza potrebbe non passare. Quella ha a che fare con la nostra abitudine a proiettarci sempre avanti, nel futuro e alla nostra capacità (o meno) di lasciarsi andare, di mollare il controllo e sentirsi a proprio agio nel corpo e nella mente in quel preciso momento. Chiunque mediti ha provato dei momenti in cui l’impulso fortissimo era di fare altro, qualsiasi cosa sempre più allettante (e impellente) anche il cambio dell’armadio. Non nasciamo con sensazioni di pace, appagamento e tranquillità innate… anzi, forse sì ma diciamo che crescendo questi sono doni rari che non arrivano per caso ma sono il frutto di dedizione e costanza nell’abbracciare la ricchezza e la profondità di ogni istante della nostra vita.

7 DOLORE FISICO

Alzi la mano chi ha provato a meditare e improvvisamente ha scoperto dolori a parti del corpo mai rese note prima. Anche qui siamo di fronte a diverse possibilità e diversi modi di intervenire. Il dolore può essere reale, dovuto alla rigidità del corpo, a problemi pregressi, a vestiti troppo stretti o ad una posizione errata (il cuscino troppo basso per esempio). Io consiglio sempre di alleviare il dolore modificando, anche durante la pratica, la posizione. Solo un’accortezza: facciamolo con consapevolezza. Ci rendiamo conto che una gamba ci sta facendo male e vorremmo stenderla? Benissimo. Mi fermo, noto la sensazione, noto il formicolio, noto l’impulso ad agire. Poi decido di dare seguito all’azione e lo faccio lentamente, notando ogni minimo cambiamento mentre passo da una posizione all’altra. Poi di nuovo ad osservare cos’è cambiato, quali sono le sensazioni.
In altri casi anche il dolore fisico è una forma di resistenza, sta a noi renderci conto qual è il caso e se siamo disposti ad indagare quel dolore senza modificare posizioni o grattare il prurito etc…
Il dolore fisico può essere anche un enorme e potente oggetto di pratica, tanto che la meditazione ha accertati benefici scientifici per tutte quelle patologie con dolore cronico… è bene comunque arrivarci per gradi e magari farsi accompagnare soprattutto all’inizio.

8 DIVENTIAMO PIÙ CORAGGIOSI

Più pratichiamo, più ci rendiamo conto di ogni piccolo avanzamento, di ogni atto di coraggio che ci ha permesso di sedere sul cuscino con sensazioni che in passato potevamo considerare intollerabili. La consapevolezza di questo ci permette di affrontare anche le altre sfide della vita con altrettanto coraggio, fiducia e determinazione.

9 SENSAZIONI BIZZARRE

Formicolii, sensazioni di ondeggiamento, di essere in una posizione diversa o di avere una dimensione diversa… è tutto normale e possiamo stare tranquilli, dovrebbe essere abbastanza improbabile ritrovarci a levitare in aria. Sono semplici segnali del sistema nervoso che si sta via via rilassando e stabilizzando. Sono semplici sensazioni, alcune molto piacevoli e proprio per questo a cui fare molta attenzione. Quando qualcosa ci piace molto, desideriamo che non vada più via, cerchiamo di riprodurre la sensazione durante la meditazione successiva, in pratica generiamo attaccamento. Riprendo le parole di una monaca, che alla fine del mio primo periodo a Pomaia mi disse: “Ricorda sempre, nessuna aspettativa”. 

10 NOIA

Beh stare seduti a far niente e osservare il respiro è noiosissimo. “Per quanto è che devo stare così?” La noia è comunissima, impossibile non imbattersi nella noia in un mondo che l’ha praticamente bandita. Anzi, proprio a causa del fatto che ci hanno insegnato a non annoiarci mai, a non stare mai senza far niente, a tirare fuori il cellulare dalla tasca così possiamo riempire quel minuto vuoto… quando ci annoiamo durante la meditazione dovremmo essere felici. Ridere, sapete che io credo moltissimo nella leggerezza e nell’ironia all’interno del processo di conoscenza di sè… e poi dirci “Se mi annoio non sto guardando questa noia con reale consapevolezza, perché la consapevolezza è curiosità, sensazioni sempre diverse, intuizioni… bene noia, come sei fatta oggi? dove sei nel mio corpo? cosa sento di voler fare piuttosto che stare con te?”

11 PRENDERSI TROPPO SUL SERIO

Portiamo il nostro senso dell’umorismo sul cuscino assieme a noi. Impariamo a ridere di noi, dei nostri pezzi un po’ storti, delle parti incasinate che c’hanno sempre qualcosa da dire. Ridere non significa prendere la meditazione poco sul serio, ma imparare ad ammorbidirsi per fluire meglio con quello che c’è. Se siamo tesi, in preda allo sforzo di riuscire e se ci prendiamo troppo sul serio finiamo per ostacolarci, giudicarci e irrigidirci. Sforzarsi troppo significa far diventare la pratica simile ad una prestazione da portare a termine, un traguardo da raggiungere, diventa meccanica e tutto questo è l’esatto opposto della consapevolezza.

11 IMPAZIENZA E SCORAGGIAMENTO

È normale iniziare qualcosa di nuovo e cercare di capire se ci sono risultati oppure no. Spesso però pretendiamo risultati rapidi, cambi di abitudini o personalità che sono assolutamente irreali. Come disse Connie Miller durante un ritiro: “Pretendiamo di arrivare agli stati di beatitudine e amore incondizionato senza passare per tutte le altre emozioni”. Sicuramente siamo condizionati dalla società del tutto e subito e ci portiamo questa tendenza anche quando siamo seduti sul cuscino. Teniamolo bene a mente. Scolpiamocelo in testa ancora prima di iniziare. Evitiamo di buttare via la meditazione perché tutto sommato non è così bella e non mi aiuta così tanto dopo aver praticato qualche settimana. Proprio questo pensiero è quello da indagare e con cui stare durante la prossima sessione.

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Altre risorse

Meditazione guidata - Per affrontare le difficoltà

Meditazione guidata - Io ho il diritto di esistere

Approfondimento - Sentirsi a casa

La pratica della consapevolezza. In parole semplici di Henepola Gunaratana

Lavorare sulla rabbia di Thubten Chodron

Niente di speciale di Charlotte Joko Beck

La meditazione è un modo per fuggire dalla realtà?

No, è immergersi nella realtà. Togliere occhiali, paraocchi, corazze e sguazzare in quello che c’è. Se nella realtà c’è confusione e sofferenza, si farà esperienza di quello ma si avrà anche l’occasione di andare sempre più in profondità, scovare le bugie che ci raccontiamo e portare luce dove c’è foschia.

Meditare significa smettere di pensare?

Non significa smettere di pensare, nè svuotare la mente, né insistere sul pensare positivo. Non è umanamente possibile. La meditazione è un modo per riconoscere i nostri pensieri e non per eliminarli, per osservarli e comprenderli, fino a rapportarci con essi in modo più salutare.

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