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Emozioni difficili

ASCOLTIAMO LA NOSTRA VERITA’

Durante la pratica meditativa si inizia con l’ascolto del respiro e delle sensazioni del corpo ma è inevitabile che emergano anche emozioni e sensazioni che sono sicuramente più difficili da sperimentare.

Anzi, generalmente, sono proprio queste emozioni che ci hanno portato in maniera più o meno diretta alla meditazione. “Voglio imparare a meditare perché così mi passa l’ansia”, “Voglio imparare a meditare per risolvere i miei problemi con il cibo”, “Voglio imparare a meditare per superare questo momento di dolore”

Meditare, in effetti, è utile in questi e in tantissimi altri casi… ma non si tratta di una pillola che magicamente fa scomparire qualcosa. 

Meditare è fare un bagno di realtà: immergersi a poco a poco in quello che c’è… 

e quindi anche in quelle emozioni difficili o parti di noi che in realtà vorremmo evitare o assolutamente scacciare.

RISPETTARE LE TAPPE

Parliamoci chiaro: non si può saltare questo pezzo. Non si arriva a “stare bene” o ad “essere in pace” senza passare in mezzo al dolore o alla sofferenza. Non è facile e non è un percorso lineare ma è proprio per questo che esiste la possibilità di farsi accompagnare in questo viaggio. 

Il mio approccio si rifà molto alla tradizione del Chod e a ciò che Tzultrim Allione ha ben descritto nel suo libro “Nutri i tuoi demoni”. L’idea di dar da mangiare alle nostre parti ‘buie’ quelle che vorremmo evitare sembra un controsenso. La nostra parte logica e razionale si chiede perché mai dovremmo fare una cosa del genere, probabilmente si spaventa anche un po’: se nutro quella parte diventa ancora più grande e forte, no?

In realtà la pratica di nutrire i nostri demoni è una pratica di trasformazione e compassione. 

Si apre il cuore, si incontra la sofferenza e ci si avvicina con intenti pacifici, di guarigione e non di distruzione o annientamento. I nostri demoni non sono nemici da sconfiggere ma parti di noi che si sono formate per difesa e che in qualche momento della nostra vita sono state utili e funzionali. Anzi… spesso proteggono un nostro angolo così tenero e morbido che la sola idea di ricontattarlo ci fa salire le lacrime agli occhi.

Fallire mi fa sentire triste, delusa. Ma arrivata a questo punto della vita, ho imparato a navigare nella delusione, senza farmi risucchiare da un vortice di vergogna, rabbia o inerzia. Perchè ho capito qual è la parte di me che soffre quando fallisco: il mio ego.

Elizabeth Gilbert

ABBRACCIAMO I NOSTRI DEMONI

Il mondo insegna a combattere i nemici, a spostarli fuori dalla nostra vista, a ignorarli, ad allontanarli. Questo approccio funziona davvero? 

Nell’approfondire la pratica di nutrire i propri demoni, un mio insegnante ha raccontato una  metafora particolarmente efficace, quella dell’immondizia. Io riempio un sacchetto con tutte le cose che voglio buttare, lo porto al cassonetto e magicamente una volta alla settimana questo cassonetto viene svuotato. Ogni volta che riempio il sacchetto la mia casa è pulita… ma se allargassi a poco a poco il mio campo, quello che considero “il mio territorio”, mi accorgerei che quella immondizia c’è ancora ed è stata solamente spostata

Così spesso facciamo noi con tutto ciò che non ci piace, le nostre parti difficili, le persone difficili, le situazioni difficili. Continuiamo a spostarle ma niente se ne va davvero.

INCONTRIAMOCI CON ONESTA’

Per questo ha senso pensare ad un altro tipo di approccio, ad un altro tipo di relazione con le nostre difficoltà. 

Nessuna delle nostre parti difficili o dei nostri demoni andrà mai via. Possiamo passare tutta la vita ad impegnarci a spostare, coprire, ignorare… o possiamo decidere di compiere un gesto rivoluzionario e radicale con noi stessi: 

essere onesti e chiederci di che cosa hanno bisogno quelle parti e quei demoni

Conoscere i nostri demoni, ci permette di mettere a fuoco le nostre parti vulnerabili. Quelle che a volte ci fanno andare in reazione e filtrare la realtà con i nostri occhiali… fino a mettere in atto schemi di comportamento che feriscono noi o gli altri. 

Incontrare quello che vorremmo evitare di noi, ci permette di cambiare il modo in cui noi ci mostriamo nel mondo e il modo in cui abbiamo a che fare con la negatività e i demoni del mondo. Non siamo mai vittime che assistono impotenti, siamo nel mondo, interconnessi gli uni agli altri e possiamo prenderci la responsabilità di decidere come contribuire a ciò che accade… Soprattutto in questo periodo.

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Principali emozioni difficili

1 PAURA

Può capitare, durante la meditazione, di fare esperienza di sensazioni di paura più o meno forti e più o meno riconducibili a qualcosa di specifico. Può essere una generica paura dell’ignoto, una paura legata a qualche ricordo/preoccupazione o nata dalla caduta dell’illusione in cui eravamo prima di iniziare il nostro percorso come praticanti. Invece di perderci nella testa cercando di spiegarci come mai abbiamo paura e di che cosa, il mio suggerimento è quello di osservare la paura esattamente com’è, senza aggrapparsi e farsi travolgere. Potrebbe essere utile immaginare di fare un passo indietro e osservare da lontano fantasie, sensazioni, emozioni nel corpo. Sono solo fantasie, sono solo sensazioni e sono solo emozioni… come tutto passeggere e transitorie.
La paura è probabilmente una delle emozioni più debilitanti e paralizzanti nella vita, è all’origine di molte esperienze emotive difficili e può assumere diverse forme. La paura ci impedisce di accogliere ciò che accade nella vita con apertura e lucidità eppure siamo estremamente abituat* a resisterle o ad ignorarla. La difficoltà a meditare e la riluttanza a stare da soli in silenzio con noi stessi è una delle espressioni più comuni della paura. Continuare ad evitare la paura significa, però, concederle gran parte del controllo della nostra vita.

2 RABBIA

Abbiamo tutti bisogno di conoscere e imparare ad avere a che fare con la nostra rabbia. La rabbia è spesso un’emozione poco esplorata, relegata a sceniche sfuriate e poco altro… eppure la rabbia fa parte di noi, si manifesta in maniera a volte più sottile e ci induce in comportamenti e scelte che causano sofferenza a noi o agli altri. La rabbia è come se fosse la punta di un iceberg, sotto la superficie nasconde infinite altre sfumature ed emozioni… per questo è importante, quando ci si riconosce arrabbiati, prendersi estrema cura di noi e di quest’emozione, abbandonando la tentazione di occuparci di chi o cosa ci ha fatto arrabbiare. Quando ci arrabbiamo è come se in noi si accendesse un fuoco e man mano divampasse… prima di occuparci di chi ha appiccato l’incendio, preoccupiamoci di domare le fiamme e curare il terreno bruciato. La meditazione e la pratica ci danno l’energia e le risorse per fare questo.

3 TRISTEZZA E SOFFERENZA

Quando non stiamo bene, la meditazione ci aiuta a portare a galla tristezza e sofferenza. La meditazione ci permette di aprirci all’ascolto di qualsiasi emozione, anche se dolorosa; senza la tentazione di cercare di risolvere la tristezza o trasformare la sofferenza ma entrando in empatia con il dolore. Viviamo in un mondo che ci ha convint* che non sia normale soffrire o stare male e finiamo per negare o rifiutare qualsiasi sfumatura di sofferenza. Vivere in uno stato di negazione ci rende deboli. Se faccio finta che qualcosa non ci sia, se la ignoro, non posso fare niente per superarla. Un cuore a pezzi non ha bisogno di risposte o soluzioni ma prima di tutto di essere accolto in maniera gentile e accarezzato così com’è. Ognuno di noi ha la sua dose di tristezza e sofferenza da affrontare, a volte ci sentiamo impotenti, altre volte travolti da questa emozione così forte e profonda. La pratica inizia nel momento in cui troviamo il coraggio di accogliere quel dolore, di sentirlo fino in fondo senza esserne travolt* o minacciat*. Quando incontriamo una situazione problematica o un’emozione difficile ci lanciamo a pensare a che cosa dovremmo fare per uscirne o risolvere e non ci siamo dati sufficientemente spazio per sentire e per chiederci invece chi vorremmo essere in quella determinata situazione. Questi ultimi sono momenti di enorme connessione, di resa a quello che c’è e quando c’è completa visione e consapevolezza inizia la trasformazione. 

4 IMPOTENZA

In alcuni momenti, sedersi sul cuscino è fare esperienza della propria confusione. Non c’è risposta. Non ci sono sensazioni. Le emozioni sono vaghe, tante, nessuna. Più si cerca di capire quello che c’è e meno se ne fa esperienza. La confusione porta con sé anche un senso di impotenza: non so cos’ho e non so cosa posso fare per stare meglio. Sono momenti di smarrimento e di solitudine che richiedono un’enorme dose di cura e amore per sé. Non sapere cosa fare o rendersi conto di non poter far niente ci fa sentire con mano la limitatezza della nostra condizione e insieme abbiamo la possibilità di aprirci alle infinite possibilità che si possono dispiegare da una situazione di totale indeterminatezza. Non c’è sempre da sapere e capire, la meditazione ci permette di spostare la nostra attenzione dalla testa al cuore, di evitare il tranello che solo sapendo di più posso risolvere qualcosa, che solo facendo qualcosa ho la possibilità di uscire da questa situazione. Iniziamo a dare il benvenuto a quello che c’è. 

5 INSODDISFAZIONE

Siamo estremamente allenati a notare quello che non abbiamo, quello che ci manca, quello che non siamo. Tutti siamo sempre perennemente insoddisfatti, anche sul cuscino ci annoiamo e non troviamo il senso: lasciamo che la mente vaghi. Siamo sempre alla ricerca di qualcosa per riempire qualche nostro buco. La soddisfazione è il contrario, essere contenti di quello che c’è e di quello che si è. È un’abitudine mentale che può essere allenata, esattamente come la capacità concentrativa. Se per decenni siamo stati su ciò che mancava dobbiamo concederci tempo e allenamento per iniziare invece a notare ciò che c’è. Il primo passo può essere semplicemente sedersi sul cuscino, notare qualcosa di cui essere soddisfatt* e stare con questa sensazione. Ogni giorno. Familiarizzare la mente con un altro tipo di abitudine e tendenza, per riconoscerla e alimentarla anche nella vita quotidiana.

6 PENSIERI OSSESSIVI E PERDONO

Una delle capacità degli esseri umani è quella di ferire ed essere feriti. Un’altra delle capacità degli esseri umani è di passare giorni, mesi, anni a pensare ossessivamente a persone o situazioni che ci hanno feriti o, al contrario, a persone o situazioni a cui abbiamo causato dolore. Viviamo interi pezzi di vita immersi in questi pensieri che sono assolutamente slegati dal momento presente ma che continuiamo a portare alla mente e a rivivere dentro di noi. Il nostro corpo e la nostra mente si nutrono delle emozioni su cui decidiamo di portare l’attenzione. Meditare può aiutarci a fare luce su questa tendenza, può illuminare questo gomitolo di pensieri ossessivi e darci la forza e lo spazio per perdonare noi e gli altri per il dolore causato. Riconciliarsi con noi stessi o con gli altri non è semplice ma è l’unico passo per permetterci di vivere una vita libera dai pesi del passato. Perdonare non significa condonare atti che hanno causato dolore, perdonare è prima di tutto un atto di compassione e amore nei confronti di noi stessi. Possiamo decidere di annegare nel dolore del passato o scegliere di liberarci e affrontarlo attraverso la pratica, la comprensione e la compassione per darci l’opportunità di vivere in maniera differente ora e nel futuro. 

7 LASCIAR ANDARE

Un mio insegnante, durante un ritiro, diceva sempre: “Molla l’osso!”. Avete presente i cani che non mollano per nessun motivo al mondo il loro osso? Beh… nel caso di Zac il suo pezzo di pizza. Oppure quella storia della scimmia che aveva infilato le mani dentro due sbarre per afferrare una banana, rimanendo imprigionata lì perché non riusciva più a sfilare mano e banana ma non era nemmeno in grado di lasciar andare il suo cibo prezioso… La nostra mente fa esattamente come la scimmia con la banana per un sacco di idee, pensieri ed emozioni. Anche a costo di imprigionarci in luoghi tristi e bui. Ci attacchiamo a qualcosa imprigionandoci da soli: non siamo più in grado di vivere il momento. Lasciar andare non è l’esito di uno sforzo, di un colpo di maestria o controllo… è frutto di enorme calma, rilassatezza e fiducia nel presente e in sé. Ogni volta che meditiamo ci viene chiesto di lasciar andare i pensieri, i ricordi e le immagini… ogni volta che meditiamo accade innumerevoli volte e ogni volta, nel piccolo, è l’occasione per imparare a lasciar andare nella vita. A mollare la presa da quei pensieri, desideri, ruoli, opinioni o credenze appiccicaticce che sembrano darci un senso e in realtà ci trattengono in gabbia.

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Altre risorse

Approfondimento - La paura del giudizio altrui

Meditazione guidata - Accogli la paura

Meditazione guidata - Mi vergogno di me

Emozioni distruttive di Dalai Lama e Daniel Goleman

Nutri i tuoi demoni. Risolvere i conflitti interiori con la saggezza del Buddha di Tsultrim Allione

Liberi dalle vecchie abitudini. Come vincere rabbia, frustrazioni e dipendenze e ritrovare una vita consapevole e piena di felicità di Pema Chödrön

Chi medita è sempre felice?

La meditazione non cancella la tristezza né le difficoltà della vita, insegna nuovi punti di vista con cui affrontarle. Ci saranno sempre alti e bassi, felicità e tristezza. Ma sarete in grado di cavarvela meglio, di riprendervi più in fretta dalle batoste e vi sentirete in generale accompagnati da una fiducia e sostegno che parte da voi e non dall’esterno.

La meditazione è una tecnica di rilassamento?

Il rilassamento è sicuramente una componente della meditazione ma è solo una parte. La meditazione non è un esercizio per stare più calmi o per addormentarsi meglio. Certo, ognuno si avvicina alla meditazione con le sue necessità e aspettative ma vi assicuro che c’è molto di più: aumentare la consapevolezza e liberarsi dalla confusione. Vivere con generosità, gentilezza e sensibilità sia nei nostri confronti che nei confronti delle persone che ci circondano. Affrontare le difficoltà con comprensione, liberandoci dal giudizio… solo per citarne alcune.

Domande frequenti

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